I miei lavori su ewriters

mercoledì 27 marzo 2013

Notte

Il cielo si presta ad essere un panorama mozzafiato sull'intero universo; la luna maestosa e raggiante offre all'uomo, da secoli, il sogno di navigare in lungo e in largo per le vie del cosmo in cerca di nuovi pianeti da esplorare. Allo stesso tempo è forte la voglia di andare lontano e guardare la terra dall'alto, librarsi nel vuoto ed essere padrone del caos cosmico che lo circonda, con la pretesa, quasi perversa, di dimostrarsi invincibile. Un vero e proprio centro per il resto dell'universo. È per questo, che sempre di più, l'uomo ha paura della morte.


Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione

domenica 24 marzo 2013

The Race

Le corse, i gran premi, le competizioni automobilistiche o motociclistiche in generale, spesso offrono al loro pubblico emozioni forti. L'asfalto incandescente, il rombo dei motori che tuona per tutta la pista o il tracciato. Quando uno dei veicoli si avvicina lo senti eccome! Eppure a me queste corse hanno sempre trasmesso sentimenti contrastanti: da un lato mi eccita vedere sorpassi, testacoda, cadute o semplicemente riléevare la velocità dei diversi veicoli-missile che sfrecciano nella pista; dall'altro lato, cazzo, non entrerei mai in una macchina che tocca oltre 300km/h con il rischio di ammazzarmi. Invece i piloti si. La loro vita dinanzi alla passione, all'ardore della corsa, alla competizione estrema non può che ridursi ad un effimero mezzo per raggiungere il traguardo. E' quanto è dura vedere per primo quella bandiera a scacchi! Settimane di preparazione; ingegneri e tecnici che, insieme ai piloti, escogitano la strategia migliore per vincere. Il centesimo di secondo ti fotte, mettendoti di fronte alla dura verità riguardo alla relatività del tempo. Lo stesso concetto di tempo si perde nella sua volatilità. Non conta più infatti, lo scoccare della lancetta dell'orologio, né tanto meno l'altezza del sole all'orizzonte; qui contano i battiti del cuore, l'adrenalina, l'amore. Amore per la propria passione, sembra ovvio. Non importa quanta tensione ci sia in pista, davanti agli ostacoli, ai ritardi, a quella maledetta chicane, il pilota deve avere il polso fermo, la testa ed il cuore per poter superare tutto e salire, quantomeno, su uno dei primi tre gradini del podio. Ai perdenti non resterà che rodersi il fegato, fottersi il cervello per non essere riusciti ad arrivare in tempo. Tuttavia, nessuno di loro si arrenderà e tutti si prepareranno per la successiva gara. Non arrendersi. Si. Non arrendersi è proprio il miglior modo per entrare con fierezza nel proprio veicolo e tagliare, almeno integro, la linea del traguardo, sia che si tratti di una competizione o della tua stessa vita.


domenica 17 marzo 2013

In the crowd


Mescolarsi alla folla. Essere una goccia nell'oceano di individui che nella totale indifferenza continuano a vivere le loro esistenze.  Non è male immergersi in tutto questo. Davvero.  Osservare il via vai di persone impegnate nel fare qualcosa fa in modo che quel legame invisibile tra te e il mondo non si spezzi. Nonostante i passi, le risa, le chiacchiere posso leggere in maniera chiara i miei pensieri e tutto quel chiasso pian piano diventa un armoniosa melodia che accompagna la mia lettura. Non importa quanto le riflessioni siano profonde. L’importante è che io possa sedermi sul mio stesso fegato e leggere indisturbato tutto quello che voglio. Nessuno può interromperti perché nessuno ti conosce. Forse il vero motivo che abbiamo per volerci mimetizzare in questa calca, in questo infinito brulicare di individui è che vogliamo dimostrare che anche le nostre vite siano normali, che anche noi abbiamo qualcosa da fare:  non siamo dei reietti che stanno fino a mezzogiorno a  letto; noi abbiamo da fare. Dobbiamo mettere a posto un po’ di cose, un po’ di pensieri. Dobbiamo scegliere cosa tenere e cosa buttare. Cazzo quanto è difficile buttare qualcosa! Ti verrebbe di tenere tutto, ma, a furia di conservare, il tuo scaffale potrebbe rompersi. Non è uno scaffale di legno e se si rompe puoi farti male, molto male. Perciò prendi quei pensieri, quelli impolverati, quelli che hai deciso di nascondere e smetti tu stesso di nasconderti. Per quanto sia bello l’anonimato e il calore della massa, devi dare a qualcuno la chance di prendere qualche libro da quello scaffale.


giovedì 14 marzo 2013

Mostri moderni


“I’ll see you on the dark side of the moon…”

Cosa siamo? Cosa crediamo di essere? E cosa, invece, vorremmo diventare? Ogni giorno c’è qualcuno che vomita modelli e stili di vita stereotipati: “Lo studente modello”; “il marito ideale”; “La famiglia perfetta”; “L’uomo dell’anno”. E noi tutti, fermi davanti allo specchio ad immaginarci in una o in un’altra vita; sempre quella perfetta s’intende. E’ nel momento in cui ci sentiamo insoddisfatti, sopraffatti da tali modelli, che tendiamo a quella irrealizzabile, quasi folle, perfezione. Cancelliamo tutto ciò che, agli occhi del mondo, non è compatibile con il nostro “way of life” del momento e sotterriamo tutto ciò che appartiene all’uomo/individuo come tale, accontentandoci di esistere piuttosto che essere. Tutto ciò che cerchiamo di annegare, però, riemerge in qualsiasi forma. Una sorta di boomerang. E’ nel nostro inconscio che si nasconde, nel buio pesto delle cose dimenticate. Ogni istinto, ogni perversione, o qualsiasi altra cosa che cerchiamo di reprimere per essere “Il lavoratore dell’anno”, “l’artista del secolo”, “l’uomo perfetto”, si nutre delle nostre ambizioni. Quasi come un parassita difficile da annientare, principalmente perché impossibile da vedere. Eppure c’è. Esiste e con il tempo ti divora, rendendoti vuoto o pazzo (o anche entrambi allo stesso tempo). Il vuoto e la pazzia faranno sì che tu sia discriminato e alienato. Arrivato proprio in quel punto di non ritorno, forse era meglio rallegrarsi di essere se stessi.

“There is no dark side of the moon really. Matter of fact It’s all dark.”


(Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione)