I miei lavori su ewriters

mercoledì 25 settembre 2013

Burn, burn!

Feelings: Testa vuota, sguardo assente. Al centro l'eterno contrasto tra l'essere e il voler essere. "Dimostriamo ciò che non siamo per dimostrarci di poterlo essere".

Thoughts: L'immaginazione come rifugio della ragione: a volte abbiamo bisogno del paradosso per comprendere la sintesi di ciò che facciamo finta di non capire.

Duality: L'uomo che si divide tra pensiero e azione, tra ciò che vorrebbe e quello che si impone. Come un perenne collidere; quasi come meteore che si scontrano ai confini di due universi paralleli...




giovedì 12 settembre 2013

La vita è un viaggio in Circumvesuviana (breve racconto della cara Emanuela Colombo)

E’ straordinario constatare quanta vita ci sia in un treno. Ci sono mille facce e mille storie.
C’è chi parte per un viaggio, chi torna, chi va a lavoro. Chi magari va dai genitori anziani, chi torna da scuola, chi va al cinema. Chi va dal suo amore, chi torna perché con questo amore ci ha litigato. Chi semplicemente non ha nulla da fare, chi è nervoso e sfoga così la sua rabbia, chi va a passare la notte fuori con i compagni di una vita. E poi ci sono io, anonima ragazza, con anonimi vestiti, che va ad un funerale.
Preciso: non sono una che in genere va a queste celebrazioni, anche perché io e la Chiesa non siamo molto amiche, ma questa volta era necessario. Dovevo e volevo andarci. Anche se non avevo ancora realizzato l’atto in sé.

E’ straordinario constatare quanta vita ci sia in un funerale. Sembra un paradosso, nevvero? E invece è così. Lascia stare le lacrime, lascia stare che quello che purtroppo ormai non c’è più aveva solo 26 anni, lascia stare tutte queste cose e concentrati sui particolari: le magliette colorate, i palloncini, le risate sottili degli amici che ricordano quell’evento particolare, la bellezza delle locandine di tutti i suoi spettacoli teatrali. I colori, quei pochi tra la valanga di nero e grigio.

Ed è in questi momenti maggiormente che è straordinariamente triste constatare quanto può essere breve la nostra vita. Lo diceva anche Seneca, nel suo splendido De brevitate vitae, che guarda caso è la cosa che ricordo con più piacere dei tempi del Liceo e che mi gironzola in mente da ieri notte. E in particolare, mi viene in mente un passo, che recita così:
“Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme. Non c'è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto è già noto, tutto goduto a sazietà. Del resto la sorte disponga come vorrà: la vita è già al sicuro. Le si può aggiungere, non togliere, e aggiungere come del cibo ad uno già sazio e pieno, che non ha più la voglia ma ancora la capienza. Non c'è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma ha esistito a lungo.”


Io so che lui, la sua vita, non l’ha bruciata, perché ha vissuto più lui in 26 anni che chiunque altro. Ha esistito poco, ma vissuto a lungo, per riprendere il Maestro romano. Ed è lui che dovremmo prendere come esempio, per vivere davvero. Lui, che non si sentiva mai abbastanza – e per questo motivo si impegnava sempre a fondo – e che era una delle poche persone che credono ancora in quel 10% di possibilità.
Positivo. Pensare positivo. Sempre.
Anche io vorrei farlo in questo momento, mentre scrivo e le lacrime mi rigano ancora il volto.  Perché aspetto ancora che lui stia solo recitando uno dei suoi copioni, che questa volta l’abbia scritto davvero bene, il suo teatro dell’assurdo, e che stia ridendo di sottecchi, per poi spuntare all’improvviso con la telecamera e dire “Buona la prima!”. Anche se so che non potrà succedere.

Vorrei avere la stessa forza che hai sempre avuto tu. In generale, non solo oggi e in questo giorni.
Vorrei anche io affrontare la vita di petto, farle vedere che posso essere più forte di lei.
Però io purtroppo non sono te. Tu che mi dicevi che ci sono cose di me silenziosamente belle, sguardi che ti acquietano nel travaglio della giornata, l’abbraccio perfetto nel mentre di ogni cosa… voglio lasciarti tutte queste cose.
Per vederti finalmente sereno, perché ora so per certo che lo sei. Ti prometto che lo sarò anche io.

Alla fine la vita è come un viaggio Sarno- Napoli in Circumvesuviana: un po’ disastrata, incontri gente, ne conosci di nuova, c’è chi si ferma prima, chi arriva intatto alla meta, chi deve cambiare binario. Diciamo che tu hai solo fatto un cambio treno. Ci rivediamo a Napoli, Clà…




Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione

sabato 7 settembre 2013

Destination Unknown

E’ proprio vero, non si va da nessuna parte. Ogni giorno ci affanniamo a raggiungere obiettivi che poi, all’improvviso, ci sembrano totalmente fuori dalla nostra portata. Ma non importa. Abbiamo la stessa fame di chi non ha mai vinto e l’arroganza di chi questo mondo lo vuole cambiare davvero. Siamo quelli che, troppo spesso, si sentono bruciare, incapaci di reagire alle ingiustizie di un sistema di massificazione che tenta di annientare il nostro essere e di svilire la nostra essenza. Siamo sognatori, oddio quanto lo siamo! E come ogni sognatore ci abbracciamo al nostro mondo, con la passione più pura, unico vero fuoco che non si spegne in questo soffocante buio di incertezze.

Grazie ad Alessandro Chianese per questa illustrazione

sabato 24 agosto 2013

Like a rolling stone

Siamo solo il semplice prodotto di reazioni chimiche miste a sensazioni...e sangue...e cervello...forse. Passiamo le nostre giornate a immaginare il nostro futuro. Un giorno vorresti essere qui, un altro lì, magari diventare questo o quello. Ah il futuro, che maledizione! Quotidianamente a ingegnare qualcosa di nuovo; qualcosa che tanto, domani si sa, diventerà una pessima idea (ma quando ho pensato di scrivere queste cose?!). Cassetti ormai ricolmi: ci mettiamo troppi sogni, troppe speranze; ci agitiamo troppo e spesso inutilmente, per la semplice paura che il mondo possa decidere se e quando toglierci tutto. Forse abbiamo le ore contate e non lo sappiamo neanche. Ma continuiamo a progettare a immaginare, a pensare. Siamo noi i fautori di quel destino che, beffardo, troppo spesso, si trasforma in una triste ampolla per i pesci rossi.

   

mercoledì 24 luglio 2013

Innervision

Scaraventare via tutti i miei fogli: questo vorrei.  Andare via, lontano, senza sapere dov’è che il mio viaggio si arresterà. Nessun malessere. Forse un certo senso di ribellione; sicuramente una ricerca introspettiva. E’ quando non sai dove stai andando che hai l’opportunità di ritrovare ciò che pensavi di aver perso. Tutte le cose più care, le emozioni, le esperienze e le paure. Tutte lì. Ferme e immobili a scrutarti e ad accompagnarti durante il cammino. E’ per esse che siamo ciò che siamo: uomini o donne; audaci o vigliacchi; gloriosi o miserabili. Questo è l’unico bagaglio di cui ho bisogno. La meta, beh, quella chi la può conoscere? Seguiamo le stelle vecchio mio, in fin dei conti ognuno di noi si è già perso a modo suo.

Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione

giovedì 4 luglio 2013

Blank page

“Immaginiamo che un individuo viva due periodi, 0 e 1…”

Maledetto foglio bianco, condanna per chi ha tanto da dire, benedizione per chi non saprebbe neanche come riempirlo. I pensieri sono più veloci dei razzi e altrettanto potenti possono tornarti contro. Maledetto. Eppure quante gioie, quante speranze può nascondere uno stupido foglietto: una lettera di ammissione all’università che sognavi, una pagella, la vincita di un concorso, o chissà che. Quanto si può essere disperati a parlare con un foglio? E se fossimo solamente dei sognatori? E se davvero riuscissimo a trasformare questo foglio in una nave, un aereo, ma che ne so, una navicella spaziale? Dritti nello spazio! E chi ci prenderebbe più?! Maledetto foglio: troppe volte impari come riempirlo e tutte le volte non è mai il modo giusto. Ma si, perché non scrivi bene, perché hai una brutta calligrafia, perché il contenuto è povero, perché, si, tutti noi siamo poveri. Poveri di conoscenze, di passioni, poveri di amore. Amore! Che parolone… e se scrivessi una lettera d’amore su questo foglio?


Così passiamo le nostre giornate, così ci consumiamo più veloci di questo foglio bianco. Maledetto.

Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione

mercoledì 26 giugno 2013

Further on up the road

“I’m the passenger…”

Un’altra partenza, un altro addio, un altro tramonto alle spalle e un nuovo sole di fronte. E ancora, cuori che si sciolgono in un caffè amaro; amaro come un amore fatto di “arrivederci”, amaro come un tiro di dadi per decidere se andare o restare. Spendiamo la nostra vita in un continuo andirivieni senza sosta, in bilico tra ciò che era, ciò che potrebbe essere e ciò che sarà; tra i pochi si, i tanti no e i troppi maledetti forse. Consumiamo svegli le nostre notti per paura di sprecare il nostro tempo. Tutto è così veloce e noi siamo sempre dannatamente indietro: un popolo di eterni secondi che affogano le loro frustrazioni in un sorriso finto. Oh cara la mia luna! Tu, tu che da secoli hai l’onere di farci sognare; tu che da lassù brilli raggiante su un meraviglioso soffitto di stelle. Quante volte ti ho guardata, quante volte avrei desiderato, anche solo per un attimo, sentire il tuo abbraccio luminoso, freddo e candido allo stesso tempo. Tu che da sempre fai credere a chi ti guarda che il mondo si può cambiare se lo si vuole. Tu, ancora, ti porti la croce di guidare le nostre ambizioni e osservare i nostri fallimenti, mentre rimuginiamo a mani vuote. Riempici della tua luce, che, anche se riflessa, ci aiuta ancora a sognare.

Grazie ad Alessandro Chianese (questa volta in maniera particolare) per l'illustrazione