Quanto siamo piccoli! Piccoli mendicanti accidiosi in cerca di gloria. Sogniamo che il sapere dell'universo affluisca in noi fino ad inondarci l'anima e portarci chissà dove. Ahinoi, poveri stolti che con il piacere della conoscenza abbiamo la presunzione di ricucire tutte le ferite che i nostri demoni ci hanno lasciato. Siamo così tanto ossessionati dal nostro stesso riflesso al punto di non accorgerci che siamo corrosi, provando una fastidiosa invidia verso chi ben vive abbracciato a fragili certezze senza porsi un interrogativo.
I miei lavori su ewriters
domenica 1 dicembre 2013
giovedì 31 ottobre 2013
Incomplete
Pensieri in movimento. Sullo
sfondo uno di quegli ultimi caldi pomeriggi, che l’estate decide di donarci.
Pensieri pesanti come montagne, fragili
come una bottiglia di vetro, che cade, infrangendosi sul pavimento dell’anima.
Libri aperti e mai chiusi; sullo sfondo ora il destino, che spesso si accanisce
famelicamente contro chi nulla avrebbe da chiedere, se non la serenità.
Pensieri, pensieri e ancora pensieri. Un girotondo sgradevole tra tutto quello
che non hai fatto, quello che vorresti fare e quello che, tanto si sa, non
farai mai. Il tempo che passa, lo stomaco che brucia; il piacere diventa il
silenzio nel continuo frastuono.
mercoledì 25 settembre 2013
Burn, burn!
Feelings: Testa vuota, sguardo assente. Al centro l'eterno contrasto tra l'essere e il voler essere. "Dimostriamo ciò che non siamo per dimostrarci di poterlo essere".
Thoughts: L'immaginazione come rifugio della ragione: a volte abbiamo bisogno del paradosso per comprendere la sintesi di ciò che facciamo finta di non capire.
Duality: L'uomo che si divide tra pensiero e azione, tra ciò che vorrebbe e quello che si impone. Come un perenne collidere; quasi come meteore che si scontrano ai confini di due universi paralleli...
Thoughts: L'immaginazione come rifugio della ragione: a volte abbiamo bisogno del paradosso per comprendere la sintesi di ciò che facciamo finta di non capire.
Duality: L'uomo che si divide tra pensiero e azione, tra ciò che vorrebbe e quello che si impone. Come un perenne collidere; quasi come meteore che si scontrano ai confini di due universi paralleli...
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giovedì 12 settembre 2013
La vita è un viaggio in Circumvesuviana (breve racconto della cara Emanuela Colombo)
E’ straordinario constatare quanta vita ci sia in un treno. Ci sono mille
facce e mille storie.
C’è chi parte per un viaggio, chi torna, chi va a lavoro. Chi magari va dai genitori anziani, chi torna da scuola, chi va al cinema. Chi va dal suo amore, chi torna perché con questo amore ci ha litigato. Chi semplicemente non ha nulla da fare, chi è nervoso e sfoga così la sua rabbia, chi va a passare la notte fuori con i compagni di una vita. E poi ci sono io, anonima ragazza, con anonimi vestiti, che va ad un funerale.
Preciso: non sono una che in genere va a queste celebrazioni, anche perché io e la Chiesa non siamo molto amiche, ma questa volta era necessario. Dovevo e volevo andarci. Anche se non avevo ancora realizzato l’atto in sé.
C’è chi parte per un viaggio, chi torna, chi va a lavoro. Chi magari va dai genitori anziani, chi torna da scuola, chi va al cinema. Chi va dal suo amore, chi torna perché con questo amore ci ha litigato. Chi semplicemente non ha nulla da fare, chi è nervoso e sfoga così la sua rabbia, chi va a passare la notte fuori con i compagni di una vita. E poi ci sono io, anonima ragazza, con anonimi vestiti, che va ad un funerale.
Preciso: non sono una che in genere va a queste celebrazioni, anche perché io e la Chiesa non siamo molto amiche, ma questa volta era necessario. Dovevo e volevo andarci. Anche se non avevo ancora realizzato l’atto in sé.
E’ straordinario constatare quanta vita ci sia in un funerale. Sembra un
paradosso, nevvero? E invece è così. Lascia stare le lacrime, lascia stare che
quello che purtroppo ormai non c’è più aveva solo 26 anni, lascia stare tutte
queste cose e concentrati sui particolari: le magliette colorate, i palloncini,
le risate sottili degli amici che ricordano quell’evento particolare, la
bellezza delle locandine di tutti i suoi spettacoli teatrali. I colori, quei
pochi tra la valanga di nero e grigio.
Ed è in questi momenti maggiormente che è straordinariamente triste
constatare quanto può essere breve la nostra vita. Lo diceva anche Seneca, nel
suo splendido De brevitate vitae, che
guarda caso è la cosa che ricordo con più piacere dei tempi del Liceo e che mi
gironzola in mente da ieri notte. E in particolare, mi viene in mente un passo,
che recita così:
“Ognuno brucia la sua vita e soffre
per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per
sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani
né lo teme. Non c'è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto
è già noto, tutto goduto a sazietà. Del resto la sorte disponga come vorrà: la
vita è già al sicuro. Le si può aggiungere, non togliere, e aggiungere come del
cibo ad uno già sazio e pieno, che non ha più la voglia ma ancora la capienza.
Non c'è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i
capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma ha esistito a lungo.”
Io so che lui, la sua vita, non l’ha bruciata, perché ha vissuto più lui in
26 anni che chiunque altro. Ha esistito poco, ma vissuto a lungo, per
riprendere il Maestro romano. Ed è lui che dovremmo prendere come esempio, per
vivere davvero. Lui, che non si sentiva mai abbastanza – e per questo motivo si
impegnava sempre a fondo – e che era una delle poche persone che credono ancora
in quel 10% di possibilità.
Positivo. Pensare positivo. Sempre.
Positivo. Pensare positivo. Sempre.
Anche io vorrei farlo in questo momento, mentre scrivo e le lacrime mi
rigano ancora il volto. Perché aspetto
ancora che lui stia solo recitando uno dei suoi copioni, che questa volta
l’abbia scritto davvero bene, il suo teatro dell’assurdo, e che stia ridendo di
sottecchi, per poi spuntare all’improvviso con la telecamera e dire “Buona la
prima!”. Anche se so che non potrà succedere.
Vorrei avere la stessa forza che hai sempre avuto tu. In generale, non solo
oggi e in questo giorni.
Vorrei anche io affrontare la vita di petto, farle vedere che posso essere più forte di lei.
Però io purtroppo non sono te. Tu che mi dicevi che ci sono cose di me silenziosamente belle, sguardi che ti acquietano nel travaglio della giornata, l’abbraccio perfetto nel mentre di ogni cosa… voglio lasciarti tutte queste cose.
Per vederti finalmente sereno, perché ora so per certo che lo sei. Ti prometto che lo sarò anche io.
Vorrei anche io affrontare la vita di petto, farle vedere che posso essere più forte di lei.
Però io purtroppo non sono te. Tu che mi dicevi che ci sono cose di me silenziosamente belle, sguardi che ti acquietano nel travaglio della giornata, l’abbraccio perfetto nel mentre di ogni cosa… voglio lasciarti tutte queste cose.
Per vederti finalmente sereno, perché ora so per certo che lo sei. Ti prometto che lo sarò anche io.
Alla fine la vita è come un viaggio Sarno- Napoli in Circumvesuviana: un po’ disastrata, incontri gente, ne conosci di nuova, c’è chi si ferma prima, chi arriva intatto alla meta, chi deve cambiare binario. Diciamo che tu hai solo fatto un cambio treno. Ci rivediamo a Napoli, Clà…
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Grazie ad Alessandro Chianese per l'illustrazione |
sabato 7 settembre 2013
Destination Unknown
E’ proprio vero, non si va da
nessuna parte. Ogni giorno ci affanniamo a raggiungere obiettivi che poi,
all’improvviso, ci sembrano totalmente fuori dalla nostra portata. Ma non importa. Abbiamo la
stessa fame di chi non ha mai vinto e l’arroganza di chi questo mondo lo vuole
cambiare davvero. Siamo quelli che, troppo spesso, si sentono bruciare,
incapaci di reagire alle ingiustizie di un sistema di
massificazione che tenta di annientare il nostro essere e di svilire la
nostra essenza. Siamo sognatori, oddio quanto lo siamo! E come ogni sognatore
ci abbracciamo al nostro mondo, con la passione più pura, unico vero fuoco che
non si spegne in questo soffocante buio di incertezze.
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Grazie ad Alessandro Chianese per questa illustrazione |
sabato 24 agosto 2013
Like a rolling stone
Siamo solo il semplice
prodotto di reazioni chimiche miste a sensazioni...e sangue...e
cervello...forse. Passiamo le nostre giornate a immaginare il nostro
futuro. Un giorno vorresti essere qui, un altro lì, magari diventare questo o quello. Ah il futuro, che maledizione! Quotidianamente a ingegnare qualcosa di
nuovo; qualcosa che tanto, domani si sa, diventerà una pessima idea (ma quando ho pensato di
scrivere queste cose?!). Cassetti ormai ricolmi: ci mettiamo troppi sogni, troppe
speranze; ci agitiamo troppo e spesso inutilmente, per la semplice paura che il mondo possa decidere se e
quando toglierci tutto. Forse abbiamo le ore contate e non lo sappiamo neanche. Ma continuiamo a progettare a immaginare, a pensare. Siamo
noi i fautori di quel destino che, beffardo, troppo spesso, si trasforma in una
triste ampolla per i pesci rossi.
mercoledì 24 luglio 2013
Innervision
Scaraventare via tutti i miei fogli: questo vorrei. Andare via, lontano, senza sapere dov’è che
il mio viaggio si arresterà. Nessun malessere. Forse un certo senso di
ribellione; sicuramente una ricerca introspettiva. E’ quando non sai dove stai
andando che hai l’opportunità di ritrovare ciò che pensavi di aver perso. Tutte
le cose più care, le emozioni, le esperienze e le paure. Tutte lì. Ferme e immobili a scrutarti e ad accompagnarti durante il cammino. E’ per esse che
siamo ciò che siamo: uomini o donne; audaci o vigliacchi; gloriosi o
miserabili. Questo è l’unico bagaglio di cui ho bisogno. La meta, beh, quella
chi la può conoscere? Seguiamo le stelle vecchio mio, in fin dei conti ognuno
di noi si è già perso a modo suo.
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