Un'indescrivibile senso di vuoto, come quando, appena addormentato, ti sembra di cadere giù. Una pietra che ruzzola veloce in un burrone e poi solo l'eco di una sorda caduta. E tu, tu scivoli, rotolando in fondo a quello stesso nulla che è solo un'enorme pattumiera: carcasse di ricordi, pezzi di vita abbandonati, ombre, rimorsi e una nebbia fittissima che offusca la mente. Persi; persi nel tempo, persi nelle giornate, persi in una illusione che, come vetro, cade, si spacca e ferisce; persi, ancora una volta, in quel maledetto taglio che ogni sera torna a far male e leccarsi le ferite, aspettando che tutto passi.
- Tanto alla fine tutto passa - Tutto passa, a parte me, il mio sudore, il mio sangue, la fatica e la testa altrove.
- È che siamo fragili, ecco come siamo -
- Dobbiamo essere forti -
Si, tutti forti; di metallo; e freddi. Forti come un sorriso appeso a due occhi spenti, forti come l'inerzia che brucia qualsiasi iniziativa, forti come chi si prepara a tuffarsi da uno scoglio, ma poi si ferma, guarda il mare e aspetta ancora un po'.
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